“Il nuotatore guarda il suo futuro solo quando ha fatto qualche bracciata”, (J.P.Azaustre)

7 domande oggi si tuffa in un libro.

Sarà l’estate, saranno le nuotate, sarà il ricordo di scogli lontani.

“Nuotare via” di Carola Barbero ( Il Mulino ) è un libro-pamphlet che parla del nuoto come metafora delle nostre vite.

Scogli e piscine, tuffi e nuotate a perdifiato, vasche e ultimi bagni di stagione, occhialini e cuffie, filosofi e scrittori, canzoni e dive, letteratura e cinema: il nuotare come fil rouge di una passione infinita per l’acqua.

7 capitoli, 7 titoli come bollicine colorate: un verbo, le piscine, i segreti, le preghiere, fare il morto, barchette in mezzo al mare, ultimo bagno di stagione.

È un libro che ha il colore del mare e delle piscine, il sapore del sale e il profumo del cloro.

È un libro che metti in tasca come un integratore di gioia e leggerezza.

È un libro colto ma leggero, che si beve come uno Spritz Campari.

Carola Barbero, nuotatrice impetuosa, insegna Filosofia del linguaggio e Filosofia della letteratura all’Università di Torino

“Nuotiamo via da tutto, rifugiamoci in quel bunker di cemento in cui i colpi ad effetto della vita reale non arrivano, in cui i discorsi senza senso della gente non si sentono e, tra una bracciata e l’altra, in quello stato di solitudine eccentrica, va a finire che ci ritroviamo.”

Consigliato!

1-Come le è venuta l’idea del libro. E del titolo ? 

Ci sono quei libri che sono frutto dell’intelligenza e del confronto con altri e quei libri che sono il risultato del silenzio e della riflessione (per usare una distinzione che troviamo nella Recherche di Proust).

Ebbene, questo è sicuramente un libro del secondo tipo.

In un certo senso è stato pensato nuotando una vasca dopo l’altra.

Il titolo è molto personale (e stranamente è piaciuto anche all’editore): quando mi sento in difficoltà, quando voglio scappare da una certa situazione che mi mette a disagio, non penso mai a darmela a gambe, ma sempre a come sarebbe bello nuotare via il più veloce possibile (e magari in apnea, così nessuno se ne accorge).

2- Una filosofa che scrive un libro sul nuoto. Come mai ? 

Perché anche i filosofi, quando dismettono i panni dello studioso e del professore, quando posano gli occhiali, chiudono libri e computer, si ritrovano con il fiato corto e gli occhi stanchi e sentono impellente il bisogno di ritrovarsi, in qualche modo.

E io mi ritrovo tuffandomi nel mio riflesso per sciogliere l’anima nel corpo al ritmo delle bracciate.

Così riesco a ritrovare il baricentro e ad acquisire la giusta prospettiva sulle cose del mondo.

3-Nuotare via. Più al mare o più in piscina ? 

Per nuotare via in modo appassionato e forsennato come piace a me, è utile avere i bordi della piscina che contengono e le T nere sul fondo che indicano il cammino.

In mare, andando verso l’infinito e oltre, è sempre concreto il rischio di fare la fine di Le Corbusier

(e personalmente preferisco nuotare in sicurezza).

4-L’ultimo bagno di stagione…

Ogni mia nuotata la vivo come se fosse l’ultimo bagno di stagione.

D’altra parte, prima o poi accadrà che quel mio bagno sarà l’ultimo. Pertanto meglio nuotare gustandosi ogni istante, dal tuffo all’ultima bracciata, per non perdere nulla di quel piacere liquido purissimo.

5-Meglio Gregorio Paltrinieri o Martin Heidegger ? 

Dipende quale Paltrinieri e quale Heidegger.

Il Paltrinieri che vince la medaglia d’oro nei 1500 metri stile libero alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, sfiorando il record mondiale è da togliere il fiato.

Anche Heidegger di Essere e Tempo non scherza, ma più che togliere il fiato fa venire la tachicardia con la temporalità che è il senso dell’Esserci.

6-Ma nuotare via è scappare via ? 

Sicuramente è scappare via da quella superficialità di parole, sguardi e azioni che spesso caratterizza la vita in verticale.

Si nuota via dalla vita automatica, dai ruoli sociali che diventano gabbie, da situazioni senza senso.

E scappando via da tutto una bracciata dopo l’altra anziché arrivare alla boa, arriviamo a noi stessi.

7- E dopo l’ultima vasca? 

Dopo l’ultima vasca si smette di contare e si continua a nuotare così, per premio.

Senza nessuna fretta (ma proprio nessuna) di tornare con i piedi per terra.

Carola Barbero, Nuotare via. Dalle vasche a perdifiato all’ultimo bagno di stagione, Bologna, il Mulino, pp. 131, 12€

Eraldo Mussa

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