“7 domande a…” nasce con l’intento di raccontare la nostra relazione con l’automobile, di farlo in forma di domande brevi e rapide, per lasciare spazio all’intervistato. Personaggi noti e meno noti. Auto come metafora di quel viaggio che è la nostra vita, auto come modo di raccontarsi.
Soli o in compagnia, sul sedile posteriore come bambini, poi su quello anteriore come adulti. “7 domande a …” è anche un omaggio a Torino “città dell’auto“. Oggi che la civiltà dell’auto è diventata quella della mobilità. Il secondo personaggio a cui abbiamo rivolto le 7 domande è Giovanni Allevi che il prossimo 3 aprile suonerà al Teatro Colosseo di Torino.
… e se la forza di Allevi fosse tutta nei suoi capelli?
Allevi e pensi alla sua chioma di capelli ricci. Un’ armonia di riccioli come disegnati dalla musica, proiezione di un animo sensibile e armonioso, a tratti inquieto. Capelli come aureola dell’anima. Ma anche capelli come protezione, come nascondiglio. Ci sarà una similitudine tra i suoi riccioli e la sua musica ? Mi chiedo. Che la sua armonia musicale si materializzi nei suoi capelli ? E che nei suoi capelli sia la sua forza, come un novello Sansone ? Così il suo sorriso che sembra nascere dalla gioia interiore, liberata dopo la sofferenza? Che l’aspetto in alcune persone speciali abbia davvero a che fare con l’animo, con la propria personalità? Cosi come sostiene la fisiognomica?
Giovanni Allevi è tra gli artisti italiani più apprezzati al mondo
Compositore, pianista e direttore d’orchestra, Giovanni Allevi è tra gli artisti italiani più noti al mondo. È diplomato in Pianoforte e in Composizione ed è laureato in Filosofia con la tesi “Il vuoto nella Fisica Contemporanea”. Per la sua opera di innovazione, l’agenzia spaziale americana NASA gli ha intitolato un asteroide: Giovanniallevi111561. Ha calcato i palchi delle più importanti sale da concerto del mondo, dalla Carnegie Hall di New York al Teatro alla Scala di Milano, fino all’Auditorium della Città Proibita di Pechino. Grazie al suo impegno artistico e culturale è stato nominato Cavaliere della Repubblica Italiana. E’ Ambassador di Save the Children, in prima linea nella difesa dei diritti dei più piccoli, ed Ambassador dell’Earth Day European Network nella lotta al cambiamento climatico. Recentemente ha pubblicato l’album di Pianoforte solo “Estasi” che sta portando in tour europeo, ed il libro “Le regole del pianoforte. 33 note di musica e filosofia per una vita fuori dall’ordinario” (edizioni Solferino). “
1 – La tua prima auto?
E’ stata la Lancia Fulvia di mio padre! Per quelli della sua generazione ha rappresentato il riscatto sociale. Mio padre, nel paesino, lavorava come barbiere nella bottega di mio nonno. Un giorno appese le forbici al chiodo e prese il clarinetto. Sulla via della musica, dello studio, dei sacrifici, divenne uno stimatissimo insegnante di musica all’Istituto Magistrale di Ascoli Piceno, e per festeggiare la sua vittoria sull’esistenza comprò una macchina esagerata per l’epoca, di un’eleganza ineguagliabile. Seguirono la lavastoviglie, lo stereo, il televisore a colori e il computer con la stampante. Erano gli anni del boom…Io continuo a dire ai miei che loro hanno vissuto un’epoca incredibile, dove tutto poteva essere sognato e costruito. Noi oggi invece beneficiamo delle loro conquiste, ne siamo quasi annoiati, e viviamo nel timore di perdere ogni cosa. Per qualche anno, la Fulvia è stata anche la mia macchina, ma ho sempre sentito che fosse la sua, non la mia.
Per mio padre e quelli della sua generazione la Lancia Fulvia ha rappresentato il riscatto sociale
2 – E la tua prima vera macchina?
Una Fiat Panda verde “scassata”. Quella l’ho sentita mia! Mi spiego meglio. Mio padre ha voluto affrancarsi dal piccolo paese contadino, che vuoi o non vuoi rappresenta la nostra origine. Io invece, che ho un’indole proletaria rivoluzionaria, sentivo nostalgia di quella dimensione perduta, ed ho visto in una Panda verde scassata uno status, che potevo recuperare ed esibire davanti al mondo. Non avvertivo un senso reverenziale come quando entravo nella Fulvia, non dovevo chiedere il permesso. Con quella andavo al conservatorio a Fermo, o all’università a Macerata. Con la Panda mi sentivo vicino all’umanità dispersa e gettata nell’esistenza, come la intende il filosofo Heidegger. Quando anni dopo andai a vivere a Milano, e diventai famoso, i miei decisero di vendere la Panda. So che alla concessionaria era esposta con scritto “era di Giovanni Allevi”. Ahahaha!!! E’ stata la migliore!
3 – E dietro la curva?
C’è un chiosco di gelati. Parcheggio e chiedo una coppetta al cioccolato fondente. Ci vuole la panna? No. Ci vuole un biscottino? No. Sono radicale nelle scelte, non amo le contaminazioni, gli ornamenti. Andiamo dritti alla sostanza. Devo annegare nel cioccolato già soltanto guardandola la coppetta. Si deve sciogliere ma non troppo in fretta, e deve opporre al cucchiaino un certo grado di resistenza. Ecco emergere la mia indole Asperger: una iper specializzazione, una iper focalizzazione su alcuni aspetti, mentre tutto il resto va a finire sullo sfondo. E magari intanto stanno facendo alla macchina la multa per divieto di sosta…
4 – Giovanni bambino sul sedile posteriore. Giovanni adulto su quello anteriore: ricordi, analogie…
Amavo stare in silenzio e guardare dal finestrino. Oggi guido pochissimo, per via della riduzione del mio campo visivo a sinistra, ma soprattutto per un’eccesso di prudenza. Se ho una macchina davanti penso che potrebbe frenare all’improvviso, se un’automobile viene dalla corsia opposta penso che il conducente potrebbe avere un malore e venirmi addosso. Purtroppo da anni sono congelato dentro piccole fobie irrazionali.
5 – Velocità dell’auto e della musica, cambi di marcia, accelerare, rallentare, frenare, fermarsi per poi ripartire
Ci sono analogie, secondo te, tra le mani sul volante e le mani sulla tastiera? Ecco la differenza. Se guido, il percorso è dato. Se compongo musica, invece, il percorso posso crearlo volta per volta, a mio piacimento. Sono entrambi dei viaggi, dove nel primo caso mi adatto, nel secondo costruisco faticosamente la mia libertà. Nella musica ho il dovere di non rendere monotono il percorso, e allora posso svoltare all’improvviso, fare una frenata, andare a folle o accelerare. Andare anche a sbattere, come nel finale della mia “Toccata in 10/16” del 1997, o incontrare lo spirito di Vivaldi, come nel recentissimo “Prog me”.
6 – E comporre una musica ispirata al mondo dell’auto, ci hai mai pensato?
Certamente! Volendo continuare la tradizione iniziata da Stockhausen col “Quartetto per Archi ed Elicotteri” mi piacerebbe scrivere e realizzare un brano di musica concreta, che potrebbe intitolarsi “Quartetto di Auto di grossa cilindrata”. Vorrei portare cioè all’attenzione collettiva le infinite possibilità timbriche che il motore a scoppio offre, per celebrarne la scomparsa, visto che è destinato ad essere soppiantato dal silenzioso, e più pulito, motore elettrico.
7 – C’è un viaggio nell’infanzia di Giovanni o dell’età adulta che vuoi ricordare?
Il mio agente per il Giappone, il signor Naoki, ha l’aspetto autorevole di un antico samurai, e al tempo stesso la dolcezza di un fiore delicato appena sbocciato. Quell’anno, durante tutto il tour in Oriente, ho avuto stranamente la febbre alta. Il signor Naoki, oltre che portarmi personalmente in macchina di città in città, da un teatro all’altro, mi ha pazientemente accompagnato negli ospedali. Lì venivo visitato, ed il medico decretava puntualmente l’inspiegabilità della mia persistente febbre. Il signor Naoki aveva gentilmente trasformato il sedile posteriore della sua auto in un letto col cuscino, in modo da farmi viaggiare sdraiato. Quell’anno ho visto il Giappone dal basso, ho ammirato migliaia di conifere protendere i propri rami verso il cielo cristallino. O la notte, di ritorno dai concerti, la diafana screziatura iridescente che circonda la luna tra le nuvole leggere.
Eraldo Mussa