Il 20 Settembre, nella memoria del nostro Paese, è una data completamente dimenticata. Eppure il più importante evento del faticoso e lungo cammino dell’Italia verso l’Unità fu proprio compiuto in quel giorno. Nel 1870 infatti avvenne, tramite la famosa “breccia di Porta Pia”, la conquista di Roma, divenuta capitale del regno d’Italia, e la conseguente fine dello Stato Pontificio. Ce ne vuole parlare?

Nessun segno, vi è nel nostro Paese, che possa identificare il ricordo di ciò che avvenne il 20 Settembre 1870. Non esiste, infatti, alcuna solennità civile, nessuna manifestazione ufficiale, nessun francobollo e, soprattutto, nessun monumento, che ricordi ai nostri cittadini l’altissimo significato di quella data, tranne una lapide con i nomi dei soldati caduti nella breve battaglia. È vero che si trattò di un fatto d’arme di scarsa rilevanza, a causa della pochezza delle truppe papali, formate da mercenari. Ma le conseguenze furono rilevantissime per il nostro Paese, così come per il Papato.

Garibaldi fu ferito…

Dopo molti anni e tentativi andati a vuoto (basti ricordare quelli di Garibaldi nel 1862, quando venne ferito sull’Aspromonte, mentre tentava di raggiungere Roma, e nel 1866, quando venne sconfitto a Mentana dalle truppe francesi schierate a difesa del Papa), finalmente la conquista di Roma segnava sia il raggiungimento dell’unità nazionale, sia la fine del potere temporale del Papato, che durava da secoli su buona parte dell’Italia centrale (Lazio, Emilia-Romagna, Marche ed Umbria), come pure la fine delle ingerenze della Francia nella vita del nostro Paese.

I Bersaglieri di Cammarano simboli di una importante conquista

Tuttavia rimaneva ancora l’Austria, che occupava una parte del territorio dell’Italia del nord-est. Comprendente Trento e Trieste. L’annessione di questi territori fu la causa della nostra partecipazione al 1° conflitto mondiale. Nell’immaginario collettivo rimangono unicamente le immagini dei Bersaglieri che irruppero in Roma, abbattendo un tratto delle sue mura, appunto a Porta Pia. L’episodio è documentato in un famoso quadro del pittore Cammarano Michele, depositato nel Museo di Capodimonte (Na).

Insieme per continuare a ricordare quel 20 settembre…

Oggi il 20 settembre, nonostante le numerose vie e piazze ad esso intitolate, resta una ricorrenza storica, istituita con la legge n. 401 del 1895, dimenticata e sconosciuta soprattutto dai giovani. Gli unici che oggi festeggiano tale ricorrenza sono pochi laici, tra i quali il sottoscritto, che si radunano il 20 Settembre di ogni anno in luoghi simbolo, in tutta Italia, per ricordare tale evento che, altrimenti, passarebbe nel più totale silenzio. L’Incontro dell’ottobre 2010 ricordava, in proposito, come due Consiglieri del Comune di Roma avessero presentato una mozione tesa a ripristinare la solennità del 20 Settembre, quale festa dell’Unità d’Italia.

Una festività abolita per volontà di Benito Mussolini

Riproduciamo, in parte, il teso della mozione. “Premesso che nel nostro Paese non esiste più ufficialmente alcuna festività in memoria del faticoso e travagliato processo di Unità Nazionale dal XX Settembre 1930, data dell’ultima commemorazione ufficiale – la suddetta festività fu abolita per volontà di Benito Mussolini con la legge n. 1726 del 27 dicembre 1930, in occasione dei Patti Lateranensi; considerato che il nostro Paese ha recepito nella sua Costituzione i valori e i principi, laici, democratici e liberali che hanno animato la lotta di tutti i patrioti per l’Unità d’Italia; in tal senso è doveroso commemorare ufficialmente anche l’anniversario della Breccia di Porta Pia come solennità civile e di unità nazionale.

Per non rischiare i rapporti con il Papato la festività non venne reintegrata

Le Istituzioni Repubblicane, figlie della Liberazione, della Costituzione e dell’Italia Unita, debbono ricordare quella data fondamentale e tutti i giovani e meno giovani che caddero non soltanto a Porta Pia. Ma anche nella difesa della Repubblica Romana del 1849 e tutti coloro che si immolarono per la libertà della Patria”. La mozione si concludeva così: “Tutto ciò premesso, visto e considerato, il Consiglio Comunale impegna il Sindaco del Comune di Roma ad attivarsi presso le sedi e le istituzioni per il ripristino della Festa Nazionale del XX Settembre, istituita con la legge n. 401 del 1895, come simbolo altissimo e indimenticabile dell’Unità Nazionale Italiana”. Purtroppo la Costituzione, per non “turbare” i rapporti con il Papato, non reintegrò tale festività. Confidiamo che i tempi cambino e che nel 2070 (!) si possa festeggiare il 200 anniversario dell’Unità d’Italia e di Roma capitale.

Alcune interessanti ricerche d’archivio hanno potuto verificare che un suo avo ebbe proprio a partecipare di persona all’attacco di Porta Pia. Ce ne vuole parlare?

È vero. Non avevo mai saputo di questo mio ascendente e solo di recente ho potuto appurare che un tal Giacomo Segre, fratello di mio nonno avv. Emanuele Segre, partecipò a tale avvenimento in prima persona. Egli infatti era capitano di artiglieria e schierò i cannoni che avrebbero poi aperto la famosa Breccia. La ricerca storica è stata eseguita dal generale Vero Fazio che ha di recente pubblicato un proprio libro dal titolo: ”Il seguito della storia: Giacomo e Roberto Segre tra Breccia di Porta Pia e Grande Guerra” (Ed. Belforte – Livorno). Roberto Segre, figlio di Giacomo, a sua volta scelse la carriera militare fino a raggiungere, dopo la Prima Guerra Mondiale, il grado di Generale. Sono quindi orgoglioso che un mio avo abbia contribuito a porre fine allo Stato Pontificio ed a completare, con la liberazione di Roma, l’Unità d’Italia.

Alessandro Re

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